1 ottobre 2017

Dietro l'angolo di Renè C.

Bene Friends,oggi vi parlo di una cosa un pò diversa dal solito, cioè no sempre libri e lettura è ..Allora partiamo perchè questo post sarà un pò lunghino ma solo per il fatto che vi pubblico una breve storia scritta da un nuovo amico che è all'inizio della sua carriera...

Allora la storia l'avete capita già dal titolo si intitola Dietro l'angolo :( La storia è di Renè non può essere copiata in nessuna parte Grazie)

Eccola lì, sdraiata sul mio letto in posizione fetale, avvinghiata al mio cuscino quasi come se da esso
dipendesse il suo prossimo respiro. A vederla la trovavo più che altro buffa, soprattutto per il
contrasto tra questa sua immagine infantile e indifesa, e il suo quotidiano atteggiarsi da gran
donna.
Nonostante fosse da molti reputata una bellissima ragazza, non ero mai stato capace di
considerarla per il suo aspetto. Per me era più che altro come una sorella: ci conoscevamo fin da
quando eravamo bambini, siamo cresciuti insieme, vedendoci praticamente tutti i giorni. Abbiamo
condiviso quelle che sono state le esperienze più memorabili e significative del nostro percorso per
diventare adulti. Per esempio si può parlare di quella vacanza fatta quando avevamo 16 anni,
all'insaputa dei nostri genitori: affamati e senza un euro, reputammo che taccheggiare un
minimarket fosse la soluzione migliore. Ma poichè la nostra classe nel farlo non era proprio quella
di un Arsenio Lupin, ci trovammo immediatamente colti in fragrante. Dopo la strigliata, vennero
addirittura chiamati i Carabinieri che continuarono l’iniziale ramanzina e infine ci riconsegnarono
alle nostre famiglie costrette a venirci a prendere in caserma.
Oppure quando si rese conto, dopo un’intera carriera scolastica affrontata stando attenta in classe,
quindi senza aver appreso un vero e proprio metodo di studio, capendo solo, a poco più di un mese
dalla maturità, che se non si fosse preparata a dovere non avrebbe mai potuto superare l'esame. Io
che all’epoca ero già diplomato e non lavoravo, potei permettermi di segregarmi con lei in casa e
costringerla a uno studio feroce, con ritmi serratissimi, nel tentativo di recuperare il tempo perduto
e permettendogli in seguito di ottenere un risultato che superava anche le sue più rosee
aspettative.
Ma l'esempio che più di tutti può rendere l'idea di quanto fosse profonda la nostra amicizia fu
durante il peggior momento della mia vita, quando persi mio padre a causa di una malattia. Mi
chiusi in un ostinato silenzio, che mi portò ad allontanarmi da tutto e tutti, e fu proprio allora che
lei, con una forza e una costanza paragonabile solo a quella di persone che sono passate alla storia,
riuscì a rompere il mio ermetismo con la sue energia e voglia di vivere fino a farmi trovare la forza
di reagire.
Ma quella sera era diversa dalle altre. Potrei incolpare il due di picche rimediato dalla bionda dalle
idee poco chiare con cui avevo passato tutta la serata in discoteca e che, tra l’altro, consideravo
come la candidata prescelta per quel letto ora occupato dalla mia amica, proprio da lei che mi
aveva trascinato in quella serata in discoteca e che una volta finita la musica, ancora troppo
energica ed entusiasta per tornarsene a casa sua a dormire, decise di smaltire la restante carica
auto invitandosi a casa mia. Un'avvincente buon proposito se non fosse che durò fino al suo
ingresso nella mia stanza dato che dopo essersi lanciata sul mio letto con la grazia di un
ippopotamo affetto da un grave disturbo motorio, non riuscì a fare a meno che abbandonarsi a un
tanto istantaneo quanto profondo sonno, che per un attimo, mi fece pensare che avesse sbattuto
la testa e fosse svenuta in quel suo tuffo.
È da considerare che un altro dei probabili motivi possono aver influenzato il corso di quella serata
fu la ferita, ancora non del tutto cicatrizzata, dovuta alla separazione della mia ultima compagna.
Infine, è da tener sicuramente in conto anche che attraversavo uno dei periodi più stabili e monotoni della mia vita e che per questo, forse inconsciamente, stessi cercando un modo per
movimentare la mia vita.
A prescindere da quelli che potessero essere i reali motivi, la conseguenza fu che, trovandomi
seduto sul bordo del letto in cui lei dormiva, cominciai a osservarla come non avevo mai fatto.
Indossava un vestito nero lucido che le arrivava fin sopra le ginocchia, leggermente scollato e
abbastanza attillato da lasciare poco all'immaginazione; inoltre nel suo atterraggio scomposto sul
letto, si era alzato scoprendole completamente le gambe. Non aveva avuto neanche la forza di
togliersi i tacchi alti, uno dei decoltè si era sfilato da solo e giaceva ai piedi del letto. Decisi di
toglierle anche l'altro per poi coprirla con un lenzuolo e andare a dormire sul divano. Tuttavia,
quando le presi la caviglia per toglierle la scarpa superstite, cominciai a guardarla nel dettaglio
stupendomi di quanto fossero belli i suoi piedi o ben disegnata la linea delle sue gambe, visione
che mi fece rimanere completamente interdetto e incapace di fare altro, con la mano ancora
stretta alla sua caviglia.
Il piacere che mi dava quel tocco fu seguito da un'animalesca brama del suo corpo, un istinto che
fu come un fulmine a ciel sereno e mi sconvolse così tanto per la violenza con cui si manifestava
che mi costrinse a dovermi alzare di scatto per allontanarmi da lei. Tremavo mentre sentivo lo
stomaco come stretto in una morsa e non riuscivo a impedirmi di immaginarmi stretto a lei su quel
letto. Non avevo mai provato una sensazione del genere in nessuna delle mie precedenti relazioni
e mai, nemmeno nelle mie fantasie più spinte, sarei riuscito a considerare l'eventualità che una
cosa del genere potesse accadere proprio con lei.
Appena trovai la capacità di mettere a fuoco le terrificanti conseguenze di quell'improvviso
sentimento venni preso dal panico.
La nostra amicizia era da sempre stata perfetta così un divino e spontaneo equilibrio che si trovava
ben al di sopra delle sofferenze che si possono incontrare nelle comuni relazioni infettate da
ricerca di conferme, gelosie, possessività e quant'altro, veri e propri virus che non riuscivo ad
accettare potessero intaccare la magia della nostra amicizia. Poi c'è da aggiungere che, anche se
avessi voluto rischiare di portare il nostro rapporto a un livello superiore cosa avrei potuto offrirle?Avevo trent'anni e nella mia vita avevo concluso poco e niente: lavoravo nello stesso ufficio nella
stessa piccola azienda da ormai 5 anni, senza possibilità di fare carriera o altri sbocchi lavorativi,
bloccato nel piccolo paese di campagna dove sono nato, cresciuto e in cui, mi sentivo condannato
a morire. Avevo avuto una sola relazione veramente importante da cui sono uscito cosi scottato da
diventare incapace di riuscire a concedermi ed aprirmi più di un tanto con chiunque mi sia trovato
ad avere a che fare. Motivo, tra l'altro, per cui sono sicuro di aver finito per essere scaricato anche
da quest’ultima compagna.
Mi ritenevo una persona fin troppo riflessiva, caratteristica che mi impediva di buttarmi a capofitto
nelle novità, facendomi percepire come una persona noiosa da chi mi circondava, praticavo spessosport cosa che mi teneva in forma ma che conducevo in maniera solitaria, come i restanti miei
hobby.
La nostra amicizia era cominciata quando eravamo bambini e, per un caso che ci aveva portato a
passare così tanto tempo insieme, si era potuta sviluppare fino a quel punto. Ma sono sicuro se ci
fossimo conosciuti da grandi, sarebbe stato impossibile entrare nella sua vita. Cosa avrei potuto
offrirle? Lei che con un solo anno in meno di me era riuscita a laurearsi e specializzarsi in psicologia, che era bella, carismatica, sicura di sé, avventurosa, piena di amici e circondata da
spasimanti con carriere avviate, soldi e possibilità che io potevo soltanto immaginare. E se anche,
per una qualche sorta di miracolo, lei avesse accettato di impegnarsi con me che estremo egoismo
sarebbe stato da parte mia quello di pretenderla per me? Rovinando così la stabilità di un’amicizia
per immergermi nelle letali acque di una relazione. E anche se, ancor più utopicamente fossi
riuscito a trovare un equilibrio in questo, non avrei fatto altro che trascinarla in tutto e per tutto
nella mediocrità della mia vita.
Era chiaro che, per il bene del nostro rapporto, non esisteva altra strada percorribile se non quella
di trovare la forza di seppellire questo desiderio nel più profondo dei meandri della mia coscienza.
Fu proprio mentre raggiunsi questa consapevolezza che lei si ridestò e, nonostante lo stordimento,
dandomi per l'ennesima volta una dimostrazione di quanto bene mi conoscesse, lesse
immediatamente turbamento sul mio viso e, con voce assonnata, non poté che far nulla di meglio
che mettere subito alla prova la mia fresca presa di posizione morale chiedendomi: <Che hai?>
Erano anni che non mi trovavo a doverle mentire, primo perché non esisteva nulla di cui mi sarei
dovuto vergognare o che fossi costretto fare a sua insaputa, secondo perché in ogni caso mi
sarebbe stato impossibile dirle una bugia facendola franca.
Doverle dire una menzogna aggiungeva ancora più disagio alla montagna già di per sé presente in
quel contesto. Il tempo passava e io cercavo, rimanendo in silenzio, di trovare un modo indolore
per uscire da quella conversazione. Ma lei, stanca dell'attesa, mi incalzò subito con ritrovata
energia: <Che c'è, ti hanno rubato la lingua? Stai così per quella scema che ti ha lasciato li come un
baccalà stasera? Ma che ti frega il mare è pieno di pesci molto più validi!>
baccalà stasera? Ma che ti frega il mare è pieno di pesci molto più validi!>
<No, non è per quello tranquilla, Sì, avrei preferito fosse andata diversamente, ma pace…> risposi
svogliatamente.
<Non dirmi che ti sei rimesso a pensare a quella stronza della tua ex! Non ci provare! Perché se no
te lo do io un buon motivo per stare male!> Esclamo sbandierandomi in faccia il suo pugno chiuso
con fare minaccioso.
<No, ne abbiamo parlato fino alla nausea e il dolore si è esaurito da sé. Sì, d'accordo, un pò di
nostalgia rimane sempre, ma nulla di più...> replicai con calma.
<Bah, per me manco quella si merita quella rimbambita! Allora, se non è nemmeno questo, mi
puoi spiegare che cazzo hai senza farti desiderare?> ribatte indispettita.
Eccolo il fatidico momento in cui mi trovai definitivamente spalle al muro. Non potevo continuare a
temporeggiare, nè potevo mentire e, tanto meno, venire già meno alla decisione di nascondere
quello che provavo. Sentendomi così alle strette iniziavo a innervosirmi. <Per una volta, puoi anche
fare a meno di saperlo!> risposi seccato. Quello che le dissi, inaspettatamente, la fece infuriare con
una rapidità impressionante che la porto ad alzarsi di scatto per mettersi di fronte a me. <Gio, ma
che cazzo ti succede? Da quando in qua abbiamo segreti io e te?> mi disse traboccante d’ira.
<Senti, fidati per una volta, questa cosa è meglio che tu non la sappia...> dissi con un filo di voce
sostituendo la rabbia inziale con un profondo imbarazzo.
Mi colpì all'improvviso con uno schiaffo. Immaginavo di farla dispiacere ma non avrei mai creduto
di farla arrivare fino a questo punto.
<Sei un pezzo di merda, con tutto quello che abbiamo passato insieme, come puoi non fidarti di
me? Sei come il fratello che non ho mai avuto, ti voglio un bene dell'anima ed è così che mi ricambi? Non ti ho mai nascosto un cazzo di niente in tutta la mia vita, ed ero convinta che la cosa
fosse reciproca. Che cosa mai ci sarà di così terribile da farti pensare che io non possa capire? Di
cosa hai paura? Non capisci che mi spezzi il cuore cosi...> Gridò, mentre le lacrime iniziavano a
rigarle il viso.
Il gioco era finito. Tenere quel segreto stava arrivando a essere più dannoso delle ipotetiche
conseguenze. E stava diventando troppo doloroso per me. Quindi fui costretto a vuotare il sacco.
<Ci sono cose che, per il bene di tutti dovrebbero rimanere nascoste. Ma siccome sei troppo dura
per capirlo, te lo spiego subito. Il problema è che mi fai sangue e stasera, se non fosse perché
siamo amici, ti sarei già saltato addosso!> sbottai ad altra voce. Liberandomi dal quel peso e
dall’imbarazzo, potei guardarla nuovamente negli occhi. Rimanemmo così, come congelati, per una
frazione di tempo che percepii come infinita. E proprio quando sentii di non poter resistere un
secondo di più ed ero pronto ad andarmene, lei ruppe il silenzio. <Perché dovresti trattenerti?> mi
chiese con dolcezza. <Insieme abbiamo funzionato come amici per una vita, che senso ha, proprio
ora, cambiare questa cosa? E poi a te non è mai interessato avere altro da me altrimenti lo avrei già
capito> risposi, infastidito dal fatto che lei non capisse da sola. Se era con una domanda così
stupida che doveva rompere il silenzio, per quanto mi riguardava, poteva anche starsene zitta.
<Ma scusa, nemmeno tu fino a oggi mi hai mai dato segnali che mi potessero far pensare che ti
interessasse avere altro da me. Da qualcuno doveva partire e in questo caso è toccato a te. Poi,
sinceramente, non capisco perché, se andassimo a letto non potremmo continuare a stare bene
insieme come siamo sempre stati.> replicò con pazienza.
insieme come siamo sempre stati.> replicò con pazienza.
<Ma ti sei guardata intorno?! Di tutte le coppie che conosciamo non c'è n’é una che stia bene. Se
non si lasciano, si sopportano per abitudine o paura di rimanere soli, cercando di sopravviversi a
vicenda, logorati da una continua ricerca di conferme e sicurezze nell'altro. Diventano gelosi,
frustrati, fino a che, un bel giorno, si svegliano rendendosi conto che la persona che tanto avevano
pensato di amare in realtà non è altro che il proprio personale e feroce aguzzino.> le dissi sentendo
di parlare di qualcosa che conosceva bene. La guardavo in quei suoi occhi, un pò troppo grandi per
il suo viso, tanto è vero che per prenderla in giro spesso le davo del manga, ma ora, vedendoli
sotto una luce nuova, temevo solo di potermici perdere senza alcuna speranza di trovare il modo di
tornare. <Le relazioni che abbiamo visto sono quelle di persone che non conoscono se stesse e non
capiscono la vita. Credono di poter possedere cose e persone, senza rendersi conto che il controllo
non lo abbiamo nemmeno sul nostro corpo o i nostri pensieri, figuriamoci su quello che ci
circonda! Tutte le coppie che abbiamo conosciuto ignoravano questa cosa ma noi no. Per noi
questo non è un discorso nuovo, e so che puoi capirmi. Tu hai paura di perdermi, ma come fai a
perdere quello che non hai? Le nostre strade potrebbero dividersi in qualsiasi momento, per
qualsiasi motivo, per quanto tu possa cercare di tutelarci. E il rapporto di amicizia che abbiamo è
così forte perché spontaneo. Quindi, se proprio non vuoi danneggiarlo, non togliergli questa
naturalezza che c'è da sempre inventandoti limiti che non abbiamo mai avuto.> Solo un appena
percettibile tremore della voce tradì la sicurezza con cui stava esponendo il suo ragionamento.
Capivo bene le sue parole e, abbandonando definitivamente le mie paure, lasciai che mi
arrivassero al cuore sentendolo esplodere nel petto. Amavo quella donna capace guidarmi, con
una dolcezza unica, in una dimensione di cui, fino a quel momento, ignoravo l'esistenza. Non c'era più nulla da dire. I gesti che seguirono espressero tutto ciò che le parole, da sole, non
avrebbero mai potuto raccontare. Dicevano di noi e dei nostri universi che si fondevano. Ci
sentivamo giunti in un luogo fuori dal tempo e da tutto ciò che conoscevamo. In quella notte potei
dare un nuovo significato alla parola amore, e ancora oggi, dopo moti anni, al solo ripensare a ciò
che ci accadde, mi vengono i brividi.
Ci risvegliammo che il sole era già alto, sdraiati su un fianco, abbracciati, con le nostre fronti che si
toccavano. Ogni imbarazzo era svanito e non temevo il momento in cui ci saremmo congedati
perché non esisteva separazione tra noi e, per quanta distanza si potesse mettere tra i nostri corpi,
saremmo rimasti sempre parte della stessa cosa, com'era da sempre. Per quanto all'apparenza
sembrasse tutto come al solito, quell'esperienza fece sì che ogni nostro gesto assumesse un
significato più profondo. Le restanti notti che ci trovammo a condividere non tradirono la magia
della prima e il tempo, invece che logorarci, divenne nostro alleato, non facendo altro che renderci
ancora più complici.
Tutto continuò come se fosse scritto in una fiaba, di quelle che con la loro innocenza cercano di far
capire ai bambini, prima che il tempo arrivi a disilluderli, che il mondo in realtà è già il paradiso che
tutti noi ambiamo a raggiungere e noi insieme lo avevamo riscoperto.

Recensione :
E' una storia breve ma conoscendo il ragazzo che la scrive esprime molto se stesso e il suo modo di essere .. Mi è piaciuto,molto il suo modo di scrivere e gli ho detto di provare a scrivere  una vera storia .. vediamo se mi da retta... E che magari non possa presto darvi una sua anteprima ..
Rene visto che leggi, sappi che mi è piaciuta moltissimo .. adesso non ti resta altro che continuare e un suggerimento dai nomi ai personaggi in modo che ci si possa affezionare.



Adesso aspettiamo i vostri commenti :)





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