16 ottobre 2025

SCRITTORI IN EVIDENZA : kATIA GARZOTTO

 

🌷 Oltre il dolore: la forza di una madre 

 

Ci sono dolori che cambiano la direzione di una vita, che ti tolgono il respiro e ti fanno credere che non potrai mai più rialzarti. Ma a volte, proprio dentro quel buio, nasce una nuova luce. È una luce fragile, diversa, ma capace di illuminare anche gli altri.

 

Quella di Katia Garzotto è una storia che nasce dal dolore più grande: la perdita della sua prima bambina, Aurora, venuta a mancare a soli tredici mesi. Nata e cresciuta a Roma, Katia è moglie e mamma di due figli. Dopo la morte di Aurora, ha smesso di lavorare per dedicarsi completamente alla famiglia, cercando dentro di sé la forza per

andare avanti. Col tempo, e dopo anni di silenzio, ha trovato la serenità necessaria per fare qualcosa di profondamente coraggioso: raccontare la sua storia.

 


Nel 2022, con Brè Edizioni, ha pubblicato il suo primo libro, Oltre l’impossibile, un’opera che non si può definire solo autobiografica. È un atto d’amore, ma anche un atto di accusa, un grido, una testimonianza che nasce dal bisogno di denunciare la malasanità e di dare voce a chi, come lei, si è trovato a lottare contro un sistema spesso indifferente. Aurora nasce con una grave malformazione che la rende invalida, e fin dal primo giorno Katia e suo marito si trovano a combattere una battaglia durissima tra errori medici, disattenzioni e incompetenza. Ma tra le pieghe di quella sofferenza emergono anche figure che fanno la differenza, persone che si prendono cura, che ascoltano, che amano.

Scrivere Oltre l’impossibile non è stato facile. Riaprire le ferite, rivivere le parole dei medici, tornare con la mente a ogni singolo momento è stato come scorticare la pelle di un dolore mai guarito. Katia racconta di aver impiegato due anni per scrivere questo libro: scriveva e cancellava, poi riscriveva, poi di nuovo ricancellava. Ogni parola era una battaglia, ma anche una liberazione. Non cercava vendetta, non voleva rivalsa. Il suo scopo era — ed è — informare, sensibilizzare, offrire la possibilità a chi vive la stessa esperienza di non sentirsi solo.


Quando la sua bambina è morta, Katia sentiva il bisogno di parlare con altre mamme che avevano vissuto la stessa perdita. Non cercava risposte, ma comprensione. Le dicevano di rivolgersi a uno psicologo, e così ha fatto: tre anni di terapia, ma nessun vero sollievo. L’unica cosa che desiderava era condividere quel dolore con chi poteva capirlo. E allora ha deciso di scrivere, di diventare lei stessa quella voce di conforto che tanto aveva cercato.

Oltre l’impossibile è nato così: come un grido, ma anche come un abbraccio. Un libro che non promette consolazione, ma consapevolezza. Che non cerca il lieto fine, ma la verità. È una testimonianza viva, che ricorda quanto sia importante parlare, denunciare, ma soprattutto trasformare il dolore in forza.

Questa intervista nasce per raccontare non solo la storia di Aurora, ma anche quella di una donna che ha trovato il coraggio di risorgere dalle macerie, trasformando la sofferenza in una missione di aiuto.

Ecco la nostra chiacchierata con Katia Garzotto.

 

💬 Passiamo all'intervista fatta a Katia

 

1-Katia, partirei dal titolo del tuo libro: Oltre l’impossibile. Quando hai capito che era arrivato il momento giusto per mettere nero su bianco la tua esperienza?

 


KATIA: L'idea del libro è nata subito dopo aver visto la mia bambina. Era già iniziato tutto storto ancor prima di partorire. Decisi di partorire in un ospedale dove feci il corso parto, ma non c'era il mio ginecologo, e per questo motivo non venivo neanche guardata, si limitavano solo a leggere la mia cartellina. Sono entrata in ospedale alla scadenza del parto, a 40 settimane. La bambina non la sentivo più muovere, ero preoccupata perché non avevo neanche le contrazioni. Venivo ignorata, nonostante i giorni passavano. Sono arrivata a partorire a 42 settimane, dopo 15 giorni che ero in ospedale...sono successe tante cose assurde che naturalmente ho scritto nel mio libro.

 

2-Scrivere significa riaprire ferite. Tu stessa racconti che ci sono voluti due anni, tra scrivere e cancellare. Com’è stato per te affrontare quel dolore ogni volta che tornavi alla pagina?

 

KATIA: È stato molto difficile. Piangevo ogni volta che iniziavo a scrivere, stavo male davvero. Mi sono dovuta fermare molte volte, perché erano ritornati gli attacchi di panico che ho iniziato ad avere quando è nata la mia bambina.

 

3-Aurora ha vissuto solo 13 mesi, ma la sua storia ha la potenza di una vita intera. Cosa speri che i lettori colgano di più di lei leggendo il tuo libro?

 

KATIA:Chiunque ha letto il mio libro, ha conosciuto la mia piccola Aurora. Dico davvero, è come se l'avessero cullata ogni volta, e sono sicura che a mia figlia sia arrivato tutto l'amore che c'è in ogni pagina. I lettori hanno conosciuto il vero senso della vita in mia figlia, si perché lei ha dato una grande lezione a tutti.

 

4-Nel tuo racconto emerge anche un forte atto d’accusa verso la malasanità. Ti sei mai chiesta se questo libro potesse avere anche un valore “civile”, oltre che personale?

 

KATIA:La mia storia è una testimonianza, un atto di accusa verso la sanità. Non è uno sfogo da pensare come se fosse una terapia per me. Niente di tutto questo. Il mio è un grido di dolore, è rabbia verso quei medici che non hanno saputo fare il loro lavoro, verso quegli infermieri che non sapevano fare il loro lavoro...tutte persone che non avevano un briciolo di umanità oltre che di professionalità. Sono stata criticata pesantemente guarda caso da medici e infermieri che hanno letto alcune mie interviste che ho pubblicato...si sono sentiti accusati...e fanno bene a sentirsi così, perché è proprio a loro il mio urlo di rabbia...una volta una persona influente mi disse anche: Katia se vuoi essere intervistata in televisione non devi parlare di malasanità...ti rendi conto? E cosa dovrei dire?...Che schifo!!!

 


5-Dopo la perdita di tua figlia hai cercato conforto nello psicologo, ma hai detto che il vero bisogno era parlare con altre mamme che avevano vissuto la tua stessa esperienza. In che modo la scrittura è riuscita a darti quella voce che ti mancava?

 

KATIA: Inviato realtà in ospedale quando mia figlia mi lascio', un medico sentendomi piangere mi disse che avevo bisogno di un aiuto psicologico. Mi rivolsi alla mia struttura di zona, ingenuamente credevo che iniziare le sedute dallo psicologo era la soluzione ai miei malesseri, alla mia voglia di non vivere. Ma, mi resi conto subito che i miracoli non esistono. Io trovavo sollievo solo quando parlavo con le mamme che avevano il mio stesso dolore, solo loro capivano veramente il mio stato.

 

6-Immagino che non sia stato semplice condividere la tua storia così intima anche con la tua famiglia. Come hanno vissuto tuo marito e i tuoi figli questo tuo percorso di scrittura e di pubblicazione?

 

KATIA:Se ti dico che mio marito non vuole sapere cosa è successo la notte che mia figlia mi ha lasciata ci credi? Lui non vuole toccare questo argomento, e tantomeno leggere il libro. Nei tredici mesi di vita di nostra figlia è stato un padre unico davvero, ha tirato fuori tutta la forza per sopportare il dolore che ci ha travolti, anche dopo, quando ormai lei non c'era più, ha saputo aiutarmi quando stavo troppo male, io non ero in grado di aiutare lui, ero morta con lei. Però mi disse subito: ti prego non mi raccontare la sua ultima notte, non ce la faccio, e tutt'ora è così. I miei figli conoscono la storia della sorellina, e capiscono quando ho le mie paure nei loro confronti. Un dolore del genere ti cambia la vita e non riesci a vivere i tuoi figli con la serenità giusta.

 


7-Il tuo libro è uscito nel 2022: hai ricevuto testimonianze, messaggi o contatti da altre mamme che si sono ritrovate nelle tue parole?

 

KATIA:Ho fatto tanti firmacopie, e in ognuno di essi ho conosciuto tante donne, mamme e nonne che mi hanno raccontato le loro storie, alcune hanno anche pianto con me. Ho ricevuto davvero tanto affetto, alcune mi hanno anche scritta in privato. È stato meraviglioso. Uno scambio reciproco.

 

8-Se oggi potessi parlare con la te stessa di quei giorni più bui, quale frase di incoraggiamento o consolazione ti diresti?

 

KATIA:Non saprei come rispondere a questa domanda. Non avrei nulla da dire oggi alla Katia di allora. Sono sempre io, così come quando avevo la mia piccolina tra le braccia. Sai perché ho intitolato il mio libro: "Oltre l’impossibile"? Perché è la stessa scritta che ho fatto incidere sulla sua lapide. Perché quando è nata, nonostante i dottori mi dicevano: signora non si può fare nulla, sua figlia non vivrà a lungo, sua figlia...io risposi sempre: farò il possibile per lei. Andrò oltre l'impossibile...e così è stato.


🌼Il dolore, quando lo si accoglie, può diventare una forza. È una trasformazione lenta, difficile, ma possibile. Katia lo dimostra: la scrittura è diventata per lei una forma di rinascita, un modo per fare luce anche sulle zone più buie dell’anima. E oggi, con la sua testimonianza, tende la mano a chi ha perso qualcosa di prezioso e cerca ancora un modo per respirare.

Se anche tu hai vissuto un lutto, o conosci qualcuno che sta attraversando un momento simile, sappi che non devi affrontarlo da solo. Parlare è un primo passo importante, e cercare aiuto non è un segno di debolezza, ma di amore verso se stessi.

 


🤍 Ma visto l'argomento molto importante vi voglio lasciare anche questa piccola ma utile informazione :

 

In Italia esistono diversi servizi dedicati al sostegno psicologico e al lutto.

Puoi richiedere il Bonus Psicologo, un contributo economico per le sedute di psicoterapia, attivo tramite INPS e accessibile anche con ISEE fino a 50.000 euro.

Tutte le informazioni aggiornate sono disponibili sul portale ufficiale salute.gov.it e su inps.it.

 

Inoltre, molte regioni italiane dispongono di centri di ascolto gratuiti e associazioni dedicate al sostegno delle famiglie colpite da lutto perinatale o infantile, come il CiaoLapo Onlus ciaolapo.it ma  potete trovare aiuto anche con i servizi del vostro comune o regione.

Se stai vivendo un momento di dolore, chiedi aiuto. Parla. Scrivi. Non restare in silenzio.

Come dimostra Katia, anche dal dolore più grande può nascere una voce che cura.

 

 

 Eccomi Readers, spero che anche questa volta vi siate appassionati tanto quanto me! Non dimenticate di lasciare un commento e di continuare a seguire il blog per tante altre avventure tra libri e autori. Alla prossima storia, con tante nuove emozioni da scoprire! E seguimi su Instagram per vedere i reel che realizzo con autori e case editrici.

 

 



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