Quando l’amore non salva, ma confonde
Ci sono storie che non cercano di piacere.
Cercano di dire la verità.
I frammenti di Alma di Giuseppe Incorvaia è una di quelle.
Alma ha venticinque anni e una vita che sente stretta, sbagliata, non sua. È una presenza silenziosa, invisibile anche a se stessa. L’unico spazio in cui respira davvero è il suo diario, l’unico luogo dove può dire quello che fuori non riesce nemmeno a pensare. Poi arriva Leon. Affascinante, intenso, rassicurante.
All’inizio sembra la svolta, quella persona che ti vede, che ti capisce, che ti fa sentire finalmente scelta.
Ma il punto di questo romanzo è proprio questo: non tutto ciò che ti sceglie, ti ama davvero.
Il rapporto tra Alma e Leon è il cuore pulsante del libro, ed è anche la sua parte più disturbante. Perché qui la violenza non è urlata, non è fisica, non è immediatamente riconoscibile. È psicologica. È fatta di parole dette a metà, di attenzioni che diventano controllo, di colpe ribaltate con precisione chirurgica. Leon non impone: plasma. Non alza la voce: instilla dubbi. Non colpisce: svuota.
La manipolazione raccontata da Incorvaia è sottile, quotidiana, realistica. Ed è proprio questo che fa male. Perché è la stessa che molte persone faticano a riconoscere nella vita reale. Quella che ti fa chiedere se stai esagerando, se sei tu il problema, se senza quell’amore non vali abbastanza. Alma scivola lentamente in una relazione tossica senza accorgersene, perdendo pezzi di sé fino a non riconoscersi più.
Ma I frammenti di Alma non è solo una discesa. È anche un romanzo sulla consapevolezza. Sul momento – doloroso, necessario – in cui capisci che sopravvivere non basta più. Che restare fa più male che andarsene. Ricostruirsi è faticoso, spaventa, lascia cicatrici. Ma è l’unica strada possibile verso la libertà.
Questo libro non cerca di insegnare. Non punta il dito. Racconta. E nel farlo, apre uno spazio importante: quello in cui possiamo riconoscere i segnali, dare un nome alle cose, smettere di giustificare ciò che ci ferisce.
📚 I frammenti di Alma è una lettura necessaria, soprattutto oggi. Perché parlare di violenza psicologica e manipolazione emotiva non è una scelta narrativa facile, ma è una scelta responsabile.
A Giuseppe: per aver scritto una storia scomoda, vera, che non consola ma sveglia. Per aver dato voce a chi, per troppo tempo, ha creduto di dover restare in silenzio.
Eccomi Readers, spero che anche questa volta vi siate appassionati tanto quanto me! Non dimenticate di lasciare un commento e di continuare a seguire il blog per tante altre avventure tra libri e autori. Alla prossima storia, con tante nuove emozioni da scoprire! E seguimi su Instagram per vedere i reel che realizzo con autori e case editrici.

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