Alla scoperta di Postremo Vate: un viaggio tra storia, fantasia e poesia
Oggi voglio portarvi alla scoperta di un autore poliedrico e affascinante: Postremo Vate Fabrizio Legger, noto con lo pseudonimo Fabrizio Legger. Nato a Pinerolo nel 1964, Fabrizio è una figura unica nel panorama letterario italiano, con oltre sessanta opere che spaziano dalla narrativa alla poesia, passando per la saggistica e il teatro.
Amante della montagna e della natura, Postremo Vate vive a cavallo tra Pinerolo, Villafranca e la Val Chisone, luoghi che ispirano profondamente la sua scrittura. Fantasioso e sognatore, è appassionato di teologia, politica internazionale ed erotismo, temi che spesso emergono nei suoi lavori.
La sua carriera lo ha portato anche fuori dai confini italiani, con viaggi in Libia e Cina che hanno
Le opere più celebri
Tra le sue opere principali troviamo:
📖 Arcane Terre d’Acaja: una raccolta di racconti fantastorici che attraversa secoli di storia piemontese, tra Goti, Bizantini, e figure leggendarie come la Maschera di Ferro.
📖 Teofrasto di Bisanzio: un romanzo che intreccia storia e fantasy, ambientato nell’Italia bizantina del VI secolo, con un monaco-guerriero protagonista di incredibili avventure.
📖 Lirismi psichici e patafisici: una raccolta di poesie fantasurreali e fantaerotiche che esplora il mondo della Patafisica.
Nell’intervista che segue, Fabrizio si racconta, condividendo con noi le sue ispirazioni, il significato più profondo delle sue opere e il messaggio che desidera trasmettere ai suoi lettori.
1-Ciao Fabrizio tu sei nato e cresciuto a Pinerolo, immerso in un paesaggio montano che ama profondamente. In che modo la tua connessione con la montagna e la Natura ha influenzato la tua produzione letteraria, in particolare i tuoi racconti fantastorici?
Fabrizio: La Natura, che io chiamo la Gran Madre Natura, ha influenzato molto le mie opere letterarie, sia quelle poetiche, sia quelle narrative. Ho avuto la fortuna di vivere l’infanzia in Val Chisone
(in provincia di Torino, non lontano da Pinerolo, cittadina in cui sono nato, celebre per la prigionia della Maschera di Ferro e per i soggiorni di Silvio Pellico e di Edmondo De Amicis),
in mezzo a uno stupendo scenario di montagne, boschi, torrenti, a contatto con gli animali delle selve e gli abitanti dei boschi. Ho giocato per anni sulle rive del torrente Chisone, fragoroso e spumeggiante,
assorbendone l’energia idrica. Ho anche avuto modo di vedere alcuni “esseri degli elementi”, che la tradizione popolare identifica con fate, gnomi, folletti. Tutto questo mi è entrato nell’anima
e ha contribuito enormemente a sviluppare la mia passione per il Fantastico e la mia passione per la Natura e le sue bellezze, in particolare le selve montane, i fitti boschi, i ruscelli e i torrenti.
Tutto questo compare sia nei miei racconti fantastorici (legati al territorio piemontese), sia nelle mie poesie, come, per esempio, nella raccolta poetica intitolata “Canti della mia anima e della mia terra”.
2-Hai pubblicato oltre sessanta opere che spaziano tra poesia, narrativa, saggistica e teatro. Come riesci a mantenere viva l’ispirazione e a trovare nuove idee per opere così diverse tra loro?
Fabrizio: Ho scritto e fatto pubblicare oltre sessanta opere e altrettante sono manoscritte e in attesa di future pubblicazioni. Per fortuna sono dotato di una immaginazione persistente e di una creatività inesauribile.
Immagino continuamente, vivo tantissimo di fantasia e tutto riesce a ispirarmi. Utilizzo molto i generi letterari e incanalo la mia ispirazione nel genere che ritengo più idoneo. Una prima scelta avviene tra poesia,
narrativa, dialoghi, opere teatrali. Quindi, vi sono tutti i sottogeneri, che sono utilissimi e fanno sì che l’ispirazione possa prendere forma ora in un poemetto erotico, ora in un racconto fantastico, ora in un dramma stellare,
ora in un romanzo storico o in un poema mistico. Ho avuto la fortuna di essere allievo, all’università di Torino, del grande critico letterario e italianista Giorgio Barberi Squarotti (1929-2017), che mi insegnò l’utilizzo
dei vari generi letterari, esattamente come fecero i nostri grandi scrittori dei secoli scorsi (Boccaccio, Tasso, Alfieri, D’Annunzio).
3-“Arcane Terre d'Acaja” è una raccolta di racconti ambientati nelle terre piemontesi e spazia da eventi storici come la traversata delle Alpi di Annibale fino al terremoto di Pinerolo del 1808. Come hai sviluppato la combinazione tra elementi storici e fantastici? E quali ricerche hai compiuto per ricreare questa dimensione epica?
Fabrizio: Ben detto. “Arcane Terre d’Acaja” è una raccolta di racconti fantastorici, ambientati nel Pinerolese, terre che furono sotto la signorìa dei Principi d’Acaja. In queste storie avvincenti, che spaziano
tra l’impresa di Annibale sulle Alpi (218 avanti Cristo) e la distruzione di Pinerolo ad opera del terrificante terremoto del 1808 (durante la terza dominazione francese della città, ovvero, quella napoleonica),
ho mescolato la Storia e il Fantastico. Ho potuto farlo grazie alle continue e numerose letture di opere storiche e al supporto datomi dalla mia smisurata fantasia, capace di immaginare vicende mirabolanti
e di creare personaggi indimenticabili, come la guerriera bizantina Erìgone, la guerriera gota Amalrica, il cavaliere errante manicheo Mahaspand, oppure lo spadaccino-saltatore noto con il nome di Raspignas,
la migliore lama al servizio dei Principi d’Acaja. Sono racconti dal taglio cinematografico, pieni di azione, che trasportano il lettore, sin dalla prima pagina, nel cure della vicenda narrata.
Sono racconti in cui compaiono anche celebri personaggi, storici e letterari, come D’Artagnan il Moschettiere, il negromante Cagliostro, Fra Cristoforo (il celebre monaco de “I Promessi Sposi” di
Alessandro Manzoni).
4-In “Teofrasto di Bisanzio”, narri le avventure di un monaco-guerriero che combatte contro le forze del male nell’Italia del VI secolo. Da dove nasce l’idea di un protagonista così originale come Teofrasto, e quali messaggi o riflessioni desideri trasmettere attraverso questa figura eroica e spirituale?
Fabrizio: Il personaggio di Teofrasto lo creai negli Anni Novanta, mentre scrivevo i racconti delle mie prime raccolte di narrativa fantastica. Dapprima fu protagonista di un poemetto, oggi pubblicato nel volume
“Poemetti del Sogno e dell’Incubo”, edito dalla casa editrice Hogwords, poi divenne protagonista dell’attuale romanzo fantastorico, intitolato appunto “Teofrasto di Bisanzio”, sempre edito da Hogwords.
Teofrasto è un uomo d’arme e di fede, un prode cavaliere e un implacabile esorcista, al servizio del grande Giustiniano, imperatore d’Oriente. Le sue vicende, infatti, si svolgono nel VI secolo dopo Cristo,
nell’Italia da poco liberata dal dominio dei Goti, al termine della lunga Guerra Greco-Gotica (535-553 dopo Cristo). Ho inventato il personaggio fondendo insieme due nature diverse, un uomo d’azione
e un uomo contemplativo, i quali trovano un terreno d’incontro nella comune Fede cristiana, nella lotta irriducibile contro le Potenze del Male e nella fedeltà assoluta al grande imperatore Giustiniano.
Si tratta di un “romanzo bizantino”, che si svolge lungo tutta l’Italia. Teofrasto sbarca a Taranto, in Puglia, e risale la penisola sino a Ravenna, combattendo il Demonio e i servi delle Tenebre.
Nel corso della sua impresa, affronta esseri terrificanti, come i Vampiri del Cilento, la Strega della Marsica, l’Orco della Ciociaria, il Mostro del Salento, il Licantropo del Piceno, solo per citarne alcuni.
In alcuni racconti è anche affiancato da una bella e valorosa cavallerizza, un’audace avventuriera il cui nome è Basilia di Lagonegro, la quale, dopo averlo visto all’opera si innamora di lui.
Il messaggio che il romanzo intende trasmettere è quello della necessità di praticare l’ascesi spirituale, di avere Fede, di rifiutare le lusinghe del Maligno e di essere sempre fedeli a Cristo e al Suo messaggio evangelico.
5-Nelle tue opere recenti come La Mezzaluna, la Stella e la Croce, affronti temi di conflitti e lotte di liberazione in Medio Oriente. Puoi dirci quali esperienze personali o interessi ti hanno portato ad avvicinarti a tematiche storico-politiche internazionali?
Fabrizio: Per ventisette anni sono stato redattore del settimanale pinerolese “Il Monviso” (che ora non esiste più), diretto dal compianto dr. Silvio Mondino (1949-2016). Mi occupavo di cultura e di politica internazionale.
Ho scritto molti articoli sui conflitti degli Anni Novanta e Duemila, in particolare le lotte di liberazione dei popoli del Sud del Mondo. Il libro di saggi storico-politici e poesie guerrigliere, intitolato
“La Mezzaluna, la Stella e la Croce”, incentrato sulle lotte di liberazione in Medio Oriente, nasce proprio da tale esperienza di giornalismo militante. Gran parte dei testi che compongono il libro
furono pubblicati su “Il Monviso” e sono dedicati alla lotta del popolo Palestinese, degli Iracheni, dei Kurdi. Un libro antimperialista, che condanna le atrocità che avvengono, da decenni, in Medio Oriente,
con continue guerre. Ho avuto modo di parlare con parecchi rappresentanti di movimenti di liberazione dei Paesi del Medio Oriente, perciò questo libro nasce, oltre che dallo studio della geopolitica,
anche da queste esperienze di testimonianza di coloro che queste guerre le hanno vissute sulla loro pelle.
6-La poesia occupa un ruolo centrale nella tua carriera, con raccolte che spaziano dal fantastico al surreale. Come definiresti il tuo approccio alla poesia e quali poeti o autori hanno maggiormente influenzato il tuo stile?
Fabrizio: Sì, giusto, la Poesia occupa un ruolo centrale nella mia scrittura letteraria. Mi sono avvicinato alla grande letteratura tramite la Poesia e a 17 anni ero già un accanito lettore di Dante, Ariosto, Tasso,
Petrarca, Alfieri, D’Annunzio. La poesia, per me, è immediatezza espressiva di emozioni e fantasie, sogni e sentimenti, ideali e istinti viscerali. Scrissi la mia prima poesia a sedici anni, perché mi ero
perdutamente innamorato di una ragazza che non si accorgeva di me. Non nacque un amore corrisposto ma scaturì il mio amore per la poesia, alla quale continuo a dedicarmi con grande passione.
Sono autore di oltre venti libri di poesia (religiose, fantastiche, amorose, surreali, erotiche, politiche, satiriche, mistiche). Ho iniziato scrivendo poesie in metrica, molto classicheggianti, per poi passare
al verso libero. I poeti che hanno inciso maggiormente sulla mia attività poetica sono Dante, Petrarca, Alfieri, Tasso, Baudelaire, Lope de Vega, Bukowski, Ginsberg, Ferlinghetti.
7-Il concetto di Patafisica, “Scienza delle Soluzioni Immaginarie” di Alfred Jarry, ha un ruolo in Lirismi psichici e patafisici. Cosa ti ha attratto di questa filosofia e in che modo la hai incorpora nelle tue poesie?
Fabrizio: Dici bene, infatti buona parte delle liriche del volume intitolato “Lirismi psichici e patafisici” fanno riferimento alla Patafisica, ovvero la Scienza delle Soluzioni Immaginarie, creata dal grande drammaturgo
e poeta francese Alfred Jarry (1873-1907), inventore del personaggio grottesco di Re Ubu. La Patafisica è, per me, una stupenda esaltazione dei poteri della fantasia e dell’immaginazione, e mi sembra
assai attuale in questo terribile periodo storico. Della Patafisica mi ha attratto proprio questa esaltazione della fantasia, che ci permette di sottrarci (col sogno e con la creatività artistica) alle brutture del reale,
alla tirannia della realtà pratica e del quotidiano. Così, è entrata a far parte delle poesie di questa raccolta. Mi sento affratellato al grande Jarry e spero, con questo mio libro poetico di aver contribuito a riportare in auge il suo nome, spesso dimenticato.
8-Hai viaggiato molto, dalla Libia alla Cina, e sei appassionato di politica internazionale. In che modo i tuoi viaggi e le tue esperienze culturali hanno arricchito la tua scrittura, e quali culture o momenti specifici ti hanno ispirato di più?
Fabrizio: Quando ero in buona salute (ora sono afflitto dalla fibromialgia) feci diversi viaggi. Andai a Tripoli, nella la Libia di Gheddafi, e due volte nella Repubblica Popolare Cinese, in particolare in Manciuria,
al confine con la Corea del Nord. Ho vistato anche molte città italiane ed europee. I viaggi hanno contribuito molto per la mia formazione culturale, unitamente alle continue letture.
Sono stati ricchi di esperienze umane e artistiche (in Cina, nella città di Qingdao, fui protagonista di un recital di poesie in lingua italiana e cinese) e mi hanno schiuso molti orizzonti di pensiero,
dandomi occasione di vivere tanti bei momenti ricchi di umanità. Le culture asiatiche e l’Oriente sono le realtà che mi hanno ispirato maggiormente. All’Oriente ho dedicato due opere: il poema lirico
(mistico-erotico) intitolato “Tra i loti dell’OM” e la raccolta di poesie asiatiche dal titolo “Muse di Manciuria e dintorni”. Se volete approfondire tutto quanto ho accennato e se vi va di conoscermi meglio,
non dovete far altro che leggere i miei libri. La mia anima è lì dentro e ce ne sono per tutti i gusti. Non avete che l’imbarazzo della scelta. Buone letture con le opere di Postremo Vate, il Vate di Pinerolo.
Sono presente, come Postremo Vate, su tutti i social, perciò potete seguirmi su Instagram, Tik Tok, X, Facebook. Ho anche un canale You Tube con oltre mille e trecento video.
👉 Continuate a leggere per scoprire il cuore pulsante della sua scrittura!
E voi? Quale delle sue opere vi incuriosisce di più? 😊
Eccomi Readers, spero che anche questa volta vi siate appassionati tanto quanto me! Non dimenticate di lasciare un commento e di continuare a seguire il blog per tante altre avventure tra libri e autori. Alla prossima storia, con tante nuove emozioni da scoprire!
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